Dovrei rispondere subito ai due quesiti di Matteo, ma porrò queste risposte in coda.
Prima credo che dovrò deluderlo su molte cose. Tralascio i formalismi e i ringraziamenti per essere reputato esempio di “fecondità politica e culturale dei territori”.
Dirò direttamente di me e questo sgombrerà possibili fraintendimenti. Forse ho dato erroneamente l’impressione di essere giovane. Non lo sono (ho 62 anni). Ho militato per vent’anni nel PCI. Sono stato consigliere regionale per cinque anni. Ho conosciuto meschinità dell’istituzione, anche se credo di non avervi contribuito e di non averne individuato nel mio gruppo consiliare. Non ho tessere di partito dal 1991. Continuo a ritenere quella politica come una delle mie esperienze basilari. La politica non riesco ad ignorarla, ma la seguo da lontano.
RISPOSTA AL PRIMO QUESITO (Come spiegare la sconcertante virata a destra del Partito Sardo d’Azione?).
Devo presuppone un minimo di conoscenza sulla storia dell’idea autonomistica in Sardegna, che non è sintetizzabile in meno di qualche pagina. Essa implica un confronto (che è, sempre, anche potenziale scontro) con lo stato centrale. Ciò ha determinato, storicamente, la prevalenza di orientamenti a sinistra del “partito dei quattro mori”, ma tale collocazione non va data per scontata a priori. Diventa più problematica in periodi di scarsa chiarezza di quadro politico e di prospettive.
Disorientamenti analoghi si ne sono avuti anche in altre epoche, persino con sardisti di ben altro calibro. Devo presupporre anche la conoscenza della figura (da noi pressoché leggendaria) di Emilio Lussu, reputato padre ideale del sardismo. Animo intrepido, schiettamente popolare, generosissimo, nel 1923 fu … ad un passo dal diventare il capo del fascismo in Sardegna. E’ un episodio che – a mio avviso sbagliando – si tende a tenere nascosto. Invece io credo che quello sia stato uno dei momenti più alti della vita di Lussu: nell’affacciarsi della Sardegna a orizzonti sino allora ignoti, il giovane Lussu ancora non riusciva a cogliere un quadro generale della politica italiana e internazionale; solo in seguito conquistò questa chiarezza di vedute, si contrappose a quei sardisti che allora scelsero di confluire nel fascismo e maturò una scelta che lo avrebbe consacrato tra le figure più alte dell’antifascismo nazionale, quella resa nota dalla biografia che ne ha scritto Peppino Fiori, intitolata “Il cavaliere dei rossomori”. Non a caso, con deliberato richiamo ideale, i sardisti dissidenti che (in polemica con la maggioranza del partito) hanno ora scelto di schierarsi a sinistra hanno denominato la loro lista “Rossomori”.
I sardisti d’oggi, intendiamoci, hanno ben altri strumenti e conoscenze rispetto ad allora. Ma a me pare che la situazione complessiva, in Sardegna e in Italia, renda sempre più problematico distinguere tra destra e sinistra. Questo può chiaramente invogliare a trascurare scelte di campo “continentali” (i sardi denominano spesso la penisola e lo stato centrale come “il continente”), dando luogo ad alleanze puramente tattiche. Chi volesse, potrebbe farsi un’idea di queste posizioni leggendo due interviste del sardista Giacomo Sanna, una rilasciata prima del voto e una seconda, rilasciata successivamente.
Mi si è chiesta una spiegazione. Ho cercato di darla. Se, poi, mi si chiede un parere più diretto, io non apprezzo certo questa scelta del PSd’Az.
RISPOSTA AL SECONDO QUESITO (quale delle due anime di Soru batte di più nell’attuale crisi del quotidiano l’Unità?)
Non mi va di dare addosso allo sconfitto, ma mi pare evidente un dato: prospettiva politica (anche personale) e gestione molto onerosa della testata erano e sono collegate. Ben altra cosa sarebbe stata, per Soru, il sopportare i non lievi gravami del giornale da riconfermato presidente di Regione e da consacrato nuovo astro del centrosinistra. Ora c’è stata la disfatta. In aggiunta, non è più segretario del PD quel Veltroni che gli aveva garantito comunque l’appoggio, anche senza primarie, anche col voto anticipato, anche a costo di perdere pezzi d’alleanza. E’ naturale che, nella fase attuale, l’imprenditore dia maggiore peso ai notevolissimi costi, magari scontrandosi con quei giornalisti che pure ne avevano salutato l’ingresso nella proprietà.
Per quanto può valere la mia valutazione, non darei comunque per acquisito che Soru sia semplicemente un imprenditore senza scrupoli. Almeno, aspettiamo l’evolversi degli eventi. Ma a mio avviso il giornale si potrà salvare solo se Soru troverà anche dei partner.
MARIO SCIOLLA