Chicchi di grano

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“… un giorno il Re fu informato che un giovane bramino, umile e povero, chiedeva di essere ricevuto. In realtà aveva già fatto questa richiesta diverse volte, ma il Re aveva sempre rifiutato, sostenendo che il suo spirito non era abbastanza forte da permettergli di ricevere visite. Tuttavia questa volta gli concesse udienza e ordinò che il giovane straniero venisse condotto al suo cospetto.

Una volta giunto alla sala del trono, il bramino fu interrogato, secondo le regole del cerimoniale, da uno dei nobili del Re.”Chi sei? Da dove vieni? Cosa desideri da colui che, per volere di Visnù, è Re e signore di Taligana?”. “Mi chiamo Lahur Sessa” rispose il giovane bramino,” e vengo dal villaggio di Namir, a trenta giorni di cammino da questa bella città. Abbiamo avuto notizia, là dove vivo, che il nostro Re è afflitto da profondo dolore, che egli è amareggiato dalla perdita del figlio che gli fu strappato nelle vicende della guerra. “È terribile”, mi sono detto, “che il nostro nobile sovrano si isoli completamente nel suo palazzo, come un cieco bramino che si abbandona alla sua pena; ho quindi pensato che sarebbe quanto mai opportuno inventare un gioco che possa distrarlo e aprire il suo cuore a nuovi piaceri. È questo l’umile dono che reco al nostro Re Iadava”.(…)

Sessa mise davanti al Re una tavola divisa in sessantaquattro caselle di uguali dimensioni. Su di essa erano disposti due gruppi di pezzi, gli uni bianchi e gli altri neri. Le figure di questi pezzi erano allineate simmetricamente sulla scacchiera e vi erano strane regole che governavano i loro movimenti.(…)

Il Re Iadava fu molto interessato alle regole del gioco e si mise a far domande all’inventore: (…) Ad un certo punto il Re notò con grande sorpresa che i pezzi, dopo tutte le mosse fatte, erano spiegati esattamente come nella battaglia di Dacsina . “Osserva” gli disse allora il giovane bramino, “che, per vincere la battaglia, questo nobile guerriero deve sacrificarsi…” E gli indicò proprio il pezzo che il Re aveva posto a capo delle schiere impegnate nel cuore della lotta. Il saggio Sessa volle così mostrare che talvolta la morte di un principe è necessaria per assicurare pace e libertà al suo popolo. Udendo queste, Re Iadava esclamò…:” Dimmi allora cosa desideri tra ciò che sono in grado di darti, così potrai vedere quanto grande può essere la mia riconoscenza verso coloro che la meritano.” (Sessa disse di non volere alcuna ricompensa perché questa era la felicità di aver guarito il Re.) Questi sorrise e, incapace di credere alla sincerità del giovane insistette ”Rifiutare la mia offerta sarebbe non solo una scortesia ma disobbedienza”. Sessa allora per non essere scortese, chiese di essere pagato in chicchi di grano. Il Re stupito dalla strana moneta chiese in quale modo poteva ricompensarlo.)”. È facilissimo” spiegò Sessa” mi darai un chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via, raddoppiando la quantità ad ogni casella fino alla sessantaquattresima e ultima.”(…) Il re rise di questa richiesta, dicendogli che poteva avere qualunque cosa e invece si accontentava di pochi chicchi di grano. Il giorno dopo i matematici di corte andarono dal re e gli dissero che per adempiere alla richiesta del monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento anni. Lahur Sessa aveva voluto in questo modo insegnare al re che una richiesta apparentemente modesta poteva nascondere un costo enorme. Comunque,una volta che il re lo ebbe capito, il bramino ritirò la sua richiesta e divenne il governatore di una delle province del regno.”

Da Un piano di gioco in L’uomo che sapeva contare di Malba Tahan

https://lnx.sinapsi.org/wordpress/wp-content/uploads/2007/03/chicchi.mp3?_=1

 

Il 25 e 26 giugno votiamo NO

Il 25 e 26 giugno si terrà il referendum sulla “riforma” della Costituzione voluta dalla destra.
Quella “riforma” riscrive ben 53 articoli della nostra Costituzione repubblicana: in pratica, la demolisce.
La possiamo bocciare votando NO.


Votiamo NO perché:
non accettiamo un Paese diviso, lacerato, paralizzato, discriminato ancor più tra Nord e Sud.
Vogliamo
un’italia unita, dove i diritti siano uguali per tutti i cittadini, dove la solidarietà sia un valore fondamentale; e dove il federalismo sia un modo per awicinare i cittadini agli Enti Locali e allo Stato, per dare a tutti una scuola e una sanità migliore.

Votiamo NO perché:
non vogliamo che il Presidente del Consiglio abbia poteri “assoluti”, che possa sciogliere la Camera dei Deputati a suo arbitrio.
Vogliamo
che il Parlamento eletto dal popoio abbia i poteri per tutelare i diritti e le libertà dei cittadini, che il Presidente della Repubblica sia un garante, rispettato ed autorevole, che la Corte Costituzionale sia autonoma.
Votiamo
NO perché:
non accettiamo di mandare in soffitta i valori fondamentali e i diritti scritti nella nostra Costituzione nata dalla lotta di Liberazione.
Vogliamo
dare significato pieno a quei valori, allargare lo stato sociale, arricchire la convivenza civile, rafforzare le istituzioni, l’unità del nostro Paese e la nostra democrazia.

Votiamo NO perché:
non accettiamo che la Costituzione sia riscritta da una sola parte politica.
Vogliamo
che ogni futura modifica legata a nuove esigenze dello Stato e della società sia coerente con i principi e i valori della Costituzione, sia sostenuta da una larga partecipazione e da un vasto consenso della società civile e delle forze sociali, sia approvata dal Parlamento a larghissima maggioranza e sia confermata dai cittadini con il referendum.
Votiamo
NO perché:
la riforma della destra ha un costo finanziario altissimo che pagheremo noi cittadini; non è né moderna né lungimirante.
Noi invece vogliamo guardare al futuro.


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