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Ho insegnato matematica e scienze alle medie a Genova, Addis Abeba e Barcellona. Mi piace scovare giochi didattici dedicati alla matematica. Io e Luvi abbiamo viaggiato in Europa, India, Tibet, Nepal, Cina, Australia, Indonesia, Birmania, Tailandia, Sri Lanka, Perù, Messico, Guatemala, Belize, Etiopia, Marocco, Egitto, Congo, Ruanda, Mali, Costa d'Avorio, Togo, Ghana e qualche altro posto. Mi trovi su Instagram

Volver

Donne, donne, donne, ancora e solo donne, nessuno come Almodovar sa raccontarle, renderle così affascinati e meravigliose, forti e fragili ad un tempo, generose e spietate.

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Nell’universo di Volvergli uomini sono banditi, solo comparse fugaci, figure evocate dal ricordo. Dopo il cupo e maschile “La mala education” il regista madrileno ritrova la leggerezza, grazie ad un gruppo di meravigliose attrici, ad una storia personale, ma non autobiografica, dove l’unico fantasma realmente presente è quello della madre del regista. “Sono stati i miei ricordi personalissimi ad ispirarmi questo film – ha confessato Almodovar – i primi otto anni della mia vita che ho vissuto a La Mancha, dove il cortile diventava il mio mondo, tutto al femminile, che mi permetteva di vedere la vita dal vivo. Guardavo la vita di mia madre, delle mie sorelle. Era un grande spettacolo. E la vicina di casa era un elemento essenziale in questa piccola organizzazione“.

(Visto oggi al Ritz di piazza Leopardi)

Musica dallo Zimbabwe

Stasera ascolto musica dallo Zimbabwe.

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Thomas Mapfumo e Oliver Mtukudzi sono i due grandi nomi della musica della Zimbabwe. Il primo è un vero e proprio simbolo della lotta di liberazione che ha portato all’indipendenza, chiamata Chimurenga.

Oggi Mapfumo è costretto a vivere in esilio negli Stati Uniti con tutta la famiglia. I motivi vengono spiegati con equilibrio e dovizia di particolari da Banning Eyre in “Playing with Fire. Fear and Self-censorship in Zimbabwean Music” (Giocare/Suonare col fuoco. Paura e autocensura nelle musiche dello Zimbabwe), uno studio concluso ad autunno del 2001 e pubblicato da FreeMuse, l’istituto con sede a Copenhagen che si occupa di censura e musica nel mondo (www.freemuse.org)