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Semplici guide

Un sito per la Scuola


Come impostare un sito per una scuola?

Domanda ricorrente che circola ad inizio anno nei vari Forum e Newsgroups.

In genere si tratta di Prof che ricevono l’incarico dal Collegio Docenti e poi si scontrano con le esigenze pratiche delle varie componenti e con le limitatissime risorse a disposizione.

Tipicamente un sito scolastico dovrebbe avere come minimo queste caratteristiche:

  • Gestione utenti: studenti / professori / segreteria / amministratore
  • Gestione news con editor e se possibile editor di immagini (resize e crop bastano) e la possibilità di allegare dei file (tipo pdf)
  • Gestione accessi classificati come collaboratori, redattori, amministratori, sottoscrittori
  • Gestione eventi, ad esempio pubblicare l’orario scolastico
  • Pubblicare i voti con un registro elettronico che rispetti la privacy (accesso con login e password)
  • Poter realizzare delle gallerie di immagini
  • Poter gestire la tassonomia dei contenuti per sezioni/categorie e associare la visualizzazione ai tipi di utenti
  • Poter personalizzare in una settimana (e non in un anno!) il template grafico

Benissimo, se abbiamo ben chiaro cosa vogliamo allora cosa possiamo scegliere?

Da dove iniziamo?

Chiaramente se vogliamo poter gestire gli accessi con login e password non possiamo accontentarci di FrontPage (e nemmeno di uno dei suoi successori come SharePoint o Expression) anche perché non sono gratuiti.

Cercheremo quindi qualcosa tra in tanti CMS Opensource presenti in rete.

Io ne ho provati alcuni, ma alla fine ne propongo solo due, scelti perché:

  • Hanno una community vasta e ben consolidata, fattore molto importante per valutarne l’affidabilità
  • Utilizzano MySQL (è il più diffuso database Open Source basato sul linguaggio SQL)
  • Soddisfano tutti i punti menzionati più sopra (uno dei due in realtà può fare molte più cose)


Il primo è WordPress, da alcuni considerato solo un blog, in realtà è un vero e proprio CMS perché, oltre a basarsi su mySQL, ha a disposizione così tanti plugin (moduli aggiuntivi) che le sue funzionalità possono essere espanse in tutte le direzioni.

In un prossimo post vedremo le caratteristiche principali di WordPress e presenteremo il secondo CMS.

Trallalero

L’altro giorno alla fiera di S. Zita abbiamo ascoltato un Trallalero, sapete cos’è? E’ uno stile di canto a più voci, caratteristico del genovesato; a definirne il suono, quello che in gergo si chiama a daeta, (ossia il modo di dare, di porgere il motivo musicale unitamente al testo) concorre in maniera determinante la cadenza parlata dei cantori. trallalero.JPG I gruppi organizzati si raccolgono in squadre di canto: per formarne una buona occorre disporre di quattro solisti e di alcuni bassi di verso timbro in modo che si crei tra loro una fusione soddisfacente: si tratta quindi di un tipo di canto molto specializzato.

I nomi delle diverse parti vocali sono: contralto (contraeto), tenore (primmo), baritono (controbasso), chitarra (chitàra), e bassi. Il numero totale dei cantori varia tra un minimo di sette ed un massimo di dodici-quindici: le voci sono tutte maschili.

Da sottolineare che la chitarra è eseguita da una voce baritonale che imita un po’ il ben noto strumento a corde.

Tutte le squadre stabili hanno un maestro (mèistro), che coordina le prove, l’amalgama delle voci e suggerisce, se necessario, l’andamento e l’esecuzione di certe parti.

Di solito esiste anche un presidente che si assume responsabilità di carattere pratico e cura i rapporti della squadra con l’esterno.

Nei canti tradizionali il testo viene intonato solo dal contralto, dal tenore e dal baritono che però inserisce dei nonsense ritmici dando, per così dire, la risposta alla chitarra, la voce più fantasiosa del complesso.

E’ normale, specie nel repertorio tradizionale, che una parte dell’esecuzione sia cantata da tutti su sillabe nonsense: questa viene indicata come trallalero; il termine, chiaramente onomatopeico, indica allora (in questo suo primo significato), una variazione a forte tendenza ritmica basata di solito sull’andamento melodico-armonico del brano a cui si lega.

E’ un modo per dare completezza e maggior respiro al canto, data la stringatezza dei testi cantati: amorosi, satirici, conviviali, strofette amorose, sono tutti poco estesi e, talvolta, approffittando della metrica comune, strofe che possono anche star da sole vengono associate; il canto lirico monostrofico è pressoché ignoto, mentre il canto narrativo è ridotto a brandelli.

Il repertorio si distribuisce su tre livelli: trallaleri (ecco il secondo significato del termine) veri e propri, che vengono ritenuti viva testimonianza della più autentica tradizione orale; canzoni d’autore in dialetto opera di musicisti e versificatori locali, motivi di provenienza eterogenea.

Il tutto viene cantato nello stile del trallalero (terzo significato) che indica anche un modo di cantare.