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Libri che ci piacciono

Biblioteca vivente

Un Libro che Parla

Immagina una biblioteca dove, invece di prendere un libro dallo scaffale, incontri una persona che racconta una storia unica, autentica e personale. Questa è l’essenza della “biblioteca vivente”, un’iniziativa che promuove il dialogo, la comprensione reciproca e l’abbattimento dei pregiudizi attraverso il potere della narrazione diretta.

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Una Breve Storia

Il concetto di biblioteca vivente è nato in Danimarca nel 2000, durante il festival musicale di Roskilde. L’idea originale è stata sviluppata dall’organizzazione giovanile “Stop the Violence” come un modo creativo per combattere stereotipi e discriminazioni. I fondatori hanno deciso di sostituire i libri tradizionali con persone in carne e ossa, ognuna delle quali rappresenta un “libro vivente” che condivide esperienze di vita spesso legate a temi delicati come razzismo, disabilità, religione, sessualità o altre sfide sociali.

Dopo il successo del primo evento, l’idea si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, trovando spazio in scuole, biblioteche, festival culturali e persino in ambienti aziendali. Oggi, la biblioteca vivente è utilizzata come strumento educativo e sociale in più di 80 paesi.

Come Funziona una Biblioteca Vivente

In una biblioteca vivente, i “libri” sono volontari che si mettono a disposizione per raccontare la loro storia e rispondere alle domande dei “lettori”, ovvero i partecipanti. Ogni libro vivente ha un titolo che riassume la sua esperienza o identità, come ad esempio:

  • “La vita con una disabilità invisibile”
  • “Crescere in una famiglia multietnica”
  • “Essere un rifugiato: il mio viaggio verso la speranza”

I lettori scelgono il libro che desiderano “leggere” e si siedono per una conversazione di 20-30 minuti. L’interazione è basata sul rispetto reciproco e offre un’opportunità unica per porre domande dirette e sfidare i propri pregiudizi in un ambiente sicuro e aperto.

Esempi di Successo
  1. Festival della Diversità a Berlino: Durante un evento dedicato all’integrazione culturale, una biblioteca vivente ha permesso ai partecipanti di parlare con persone provenienti da diverse nazioni e religioni. Un lettore ha raccontato come la conversazione con un “libro” intitolato “Donna musulmana in Europa” abbia cambiato la sua percezione sull’hijab e sulla cultura islamica.
  2. Scuole Superiori in Italia: Diverse scuole italiane hanno adottato la biblioteca vivente per affrontare temi come il bullismo e l’inclusione. Gli studenti hanno avuto l’opportunità di ascoltare le storie di persone che hanno superato difficoltà come il coming out o la discriminazione razziale.
  3. Giornata Mondiale della Salute Mentale: In occasione di questa ricorrenza, una biblioteca vivente a Londra ha dato voce a persone che convivono con disturbi mentali come la depressione e l’ansia. I lettori hanno potuto confrontarsi con le sfide quotidiane di questi “libri viventi” e approfondire la loro comprensione della salute mentale.
  4. Arriva anche a Genova la Biblioteca vivente.
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Perché Partecipare?

La biblioteca vivente è molto più di un’esperienza educativa. È un viaggio che ci invita a mettere da parte i pregiudizi e ad ascoltare con empatia. Ogni storia è un ponte che collega mondi diversi, rendendo visibile l’umanità condivisa dietro le differenze.

Partecipare a una biblioteca vivente può aiutare a:

  • Ampliare le proprie prospettive e sfidare stereotipi radicati.
  • Creare connessioni autentiche con persone di ogni provenienza.
  • Sviluppare una maggiore consapevolezza e sensibilità verso questioni sociali.
Conclusione

La biblioteca vivente è un potente strumento per costruire società più inclusive e comprensive. Ogni “libro” ci ricorda che dietro ogni etichetta o pregiudizio c’è una storia umana che merita di essere ascoltata. Prossima volta che senti parlare di una biblioteca vivente, cogli l’opportunità di partecipare: potresti scoprire che la storia di qualcun altro cambia anche la tua.

Pubblicità non troppo occulta sui libri di testo

L’Associazione Italiana degli Editori (A.I.E.) ha recentemente aggiornato il proprio “CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE DEL SETTORE EDITORIALE EDUCATIVO”.

In particolare gli Editori aderenti si impegnano ad evitare ogni forma di messaggio pubblicitario.

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IX)  Pubblicità commerciale.
42.
L’editore si impegna a non inserire messaggi pubblicitari, né espliciti né redazionali, nei libri e negli altri strumenti didattici di adozione.
43.
Sono tuttavia ammessi i messaggi relativi a campagne di pubblica utilità, a libri o ausili didattici multimediali complementari al testo o a libri parascolastici.
44.
Nei casi in cui l’esemplificazione di messaggi pubblicitari sia necessaria a fini didattici (per  esempio  nei  capitoli  sul  linguaggio  della  pubblicità  nei  testi  di  italiano  e  sulla grafica  pubblicitaria  nei  testi  di  disegno  e  istruzione  artistica)  l’editore  si  impegna  a scegliere  esempi  di  pubblicità  adatti  all’età  dello  studente  e  comunque  che  non stimolino consumi giovanili.

Ma il genitore Andrea Losi di Carpi segnala sul Blog di Beppe Grillo la presenza, per niente occulta, di messaggi pubblicitari.

Suggeriamo di inviare una email a:  edizioniatlas@edatlas.it con questo testo: “Non intendiamo pagare per dei libri di testo che contengono pubblicità, né occulta né esplicita.”

Cliccando qui si aprirà il vostro programma di posta con il messaggio già pronto per l’invio.