Trallalero

L’altro giorno alla fiera di S. Zita abbiamo ascoltato un Trallalero, sapete cos’è? E’ uno stile di canto a più voci, caratteristico del genovesato; a definirne il suono, quello che in gergo si chiama a daeta, (ossia il modo di dare, di porgere il motivo musicale unitamente al testo) concorre in maniera determinante la cadenza parlata dei cantori. I gruppi organizzati si raccolgono in squadre di canto: per formarne una buona occorre disporre di quattro solisti e di alcuni bassi di verso timbro in modo che si crei tra loro una fusione soddisfacente: si tratta quindi di un tipo di canto molto specializzato.

I nomi delle diverse parti vocali sono: contralto (contraeto), tenore (primmo), baritono (controbasso), chitarra (chitàra), e bassi. Il numero totale dei cantori varia tra un minimo di sette ed un massimo di dodici-quindici: le voci sono tutte maschili.

Da sottolineare che la chitarra è eseguita da una voce baritonale che imita un po’ il ben noto strumento a corde.

Tutte le squadre stabili hanno un maestro (mèistro), che coordina le prove, l’amalgama delle voci e suggerisce, se necessario, l’andamento e l’esecuzione di certe parti.

Di solito esiste anche un presidente che si assume responsabilità di carattere pratico e cura i rapporti della squadra con l’esterno.

Nei canti tradizionali il testo viene intonato solo dal contralto, dal tenore e dal baritono che però inserisce dei nonsense ritmici dando, per così dire, la risposta alla chitarra, la voce più fantasiosa del complesso.

E’ normale, specie nel repertorio tradizionale, che una parte dell’esecuzione sia cantata da tutti su sillabe nonsense: questa viene indicata come trallalero; il termine, chiaramente onomatopeico, indica allora (in questo suo primo significato), una variazione a forte tendenza ritmica basata di solito sull’andamento melodico-armonico del brano a cui si lega.

E’ un modo per dare completezza e maggior respiro al canto, data la stringatezza dei testi cantati: amorosi, satirici, conviviali, strofette amorose, sono tutti poco estesi e, talvolta, approffittando della metrica comune, strofe che possono anche star da sole vengono associate; il canto lirico monostrofico è pressoché ignoto, mentre il canto narrativo è ridotto a brandelli.

Il repertorio si distribuisce su tre livelli: trallaleri (ecco il secondo significato del termine) veri e propri, che vengono ritenuti viva testimonianza della più autentica tradizione orale; canzoni d’autore in dialetto opera di musicisti e versificatori locali, motivi di provenienza eterogenea.

Il tutto viene cantato nello stile del trallalero (terzo significato) che indica anche un modo di cantare.

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