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Libri che ci piacciono

Hungry Planet, consumi alimentari a confronto

     In Hungry Planet, Peter Menzel e Faith D’Aluisio presentano uno studio fotografico di famiglie provenienti da tutto il mondo, rivelando ciò che la gente mangia nel corso di una settimana.

Germany: The Sturm Family of Hamburg. 

Food Expenditure for One Week: € 253.29 ($325.81 USD). Favorite foods: salads, shrimp, buttered vegetables, sweet rice with cinnamon and sugar, pasta.

Ogni profilo include una descrizione dettagliata degli acquisti di prodotti alimentari settimanali, fotografie della famiglia a casa, sul mercato, e nelle loro comunità, e un ritratto di tutta la famiglia, circondata da i generi alimentari consumati in una settimana.
     Per assemblare questo notevole confronto, Menzel e D’Aluisio hanno viaggiato in ventiquattro paesi, visitato trenta famiglie dal Bhutan alla Bosnia, dal Messico alla Mongolia.

Un’indagine capillare e consapevole sul consumo alimentare e sulla disparità della sua distribuzione nel mondo, in un’epoca di grande cambiamento.

Il libro, autoprodotto dagli autori, accanto alle immagini propone interviste, ricette, statistiche ed informazioni dettagliate e curiose sulle diverse abitudini alimentari nel nostro pianeta; un po’ atlante, un po’ libro di cucina, un po’ diario di viaggio; tutto il necessario per restituire il sapore ed il colore delle tavole di ogni parte del mondo.

Le tavole occidentali imbandite di junk food stridono accostate a quelle più povere, dove il colore è dato dagli alimenti invece che dai mistificanti packaging ideati dagli esperti di marketing.

Se da un lato vediamo come la globalizzazione ci faccia trovare quasi su ogni tavola bibite, hamburger e cereali per colazione prodotti dalle grandi multinazionali, dall’altro non possiamo fare a meno di notare come milioni di persone in gran parte del mondo, ma soprattutto nel sud del mondo, siano costrette a sopravvivere con un sacco di riso e qualche patata, frutta, verdura e latte fresco, ma quasi mai carne o pesce.

Una famiglia di quattro persone in Germania consuma una media di 400 euro a settimana in cibo, mentre sei persone in Chad si fanno bastare una spesa di cibo di meno di un euro. In Bhutan, nella stessa settimana, vengono consumati circa 125 gr. di carne o pesce secco (e non più di due volte al mese) e 30 Kg. di riso, contro i 5 Kg. di una famiglia cinese, accompagnati però da quasi 6 Kg. di carne e pesce fresco.

Sprechi alimentari istituzionalizzati ormai inconsapevolmente assunti tra le regole del vivere quotidiano, il superfluo come status in una società sorda alle diversità, cieca ed indifferente di fronte ad ogni richiesta di equità e di rispetto dei diritti di tutti, pur nell’eterogeneità e nella globalizzazione del mondo e delle culture, sono i temi più profondi che sottendono a questa preziosa ed analitica documentazione fotografica.

Cambiare la scuola dal basso

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In molte scuole italiane sono in corso gli scrutini di fine quadrimestre, potrebbe essere utile leggere queste righe tratte dal recente: "Centomila punture di spillo" di Rampini e De Benedetti, pag. 271-273

Cambiare la scuola dal basso

Anche nella vita delle nostre istituzioni scolastiche ci sono cambiamenti possibili, che non devono aspettare una grande riforma decisa dall’alto.

Guardiamo i dettagli della nostra débacle in matematica. L’autorevole indagine dell’Ocse, che misura le conoscenze scientifiche degli studenti (il celebre rapporto Pisa, cioè Programme for International Student Assessment), dimostra che Finlandia, Corea e Cina sono in testa alla classifica mondiale, con punteggi tra 548 e 547. La media Ocse è intorno ai 500 punti. Gli studenti italiani sono molto più in basso, a quota 466, dietro il Portogallo e molti paesi emergenti. Abbiamo delle eccezioni nell’Italia del Nordest (che raggiunge la fascia alta europea) e abbiamo degli abissi disastrosi nel Sud e nelle isole. Eppure cos’è successo agli esami di maturità del 2008? Il 97,3% degli studenti italiani sono stati promossi. Sono addirittura aumentati i 100 e lode. La maggiore concentrazione di ragazzi promossi si trova in Calabria, mentre la palma delle bocciature spetta a Veneto e Friuli. È il mondo alla rovescia. Le promozioni abbondano proprio dove l’apprendimento è più scarso. Quei docenti e quelle commissioni d’esame che promuovono tutti non aiutano i ragazzi. Al contrario, li illudono e li danneggiano. La promozione facile non risolve i problemi, li aggrava: in Calabria la disoccupazione giovanile è molto più alta che in Friuli. Qui non c’è bisogno di aspettare direttive dall’alto per cambiare direzione. Basta che gli insegnanti del Sud comincino a comportarsi come quelli del Friuli. È un cambiamento che non è impedito dalla legge, non dipende dal colore del governo in carica, non richiede un permesso dei sindacati. Spetta alla coscienza professionale del singolo insegnante decidere che la severità è il miglior regalo possibile per il futuro dei giovani.

Questo cambiamento nei comportamenti chiama in causa anche le famiglie. Un episodio minore della nostra vita politica merita di essere ricordato. È accaduto alla fine degli esami di maturità del 2008. Il leader della Lega nonché ministro, Umberto Bossi, ha accusato alcuni insegnanti meridionali di aver bocciato un ragazzo del Nord penalizzandolo – secondo lui – perché aveva presentato una tesina «federalista» ispirata al pensiero di Carlo Cattaneo. Bossi non ha fatto nomi, ma si è venuto a sapere che pochi giorni prima suo figlio era stato bocciato (per la seconda volta) alla maturità scientifica. Don Gaetano Caracciolo, il rettore dell’istituto religioso Bentivoglio di Tradate frequentato dal figlio di Bossi, ha precisato che non c’era nessun motivo ideologico dietro la bocciatura. Nulla di strano in quella vicenda, e non c’è bisogno di buttarla in politica: il cuore di babbo ha prevalso sul ruolo del ministro. In quel caso Umberto Bossi ha reagito come tanti padri e tante madri d’Italia. Ha preso le difese del figlio scagliandosi contro gli insegnanti. Non tutte, ma molte famiglie italiane si comportano sistematicamente così. Convinte di proteggere i propri figli. Il senso della famiglia prevale sulla meritocrazia.

Ma è davvero giusto parlare di senso della famiglia in questo caso? Se c’è una parte del mondo dove i legami di solidarietà familiare sono rimasti fortissimi, è l’Asia. Nei paesi confuciani come la Cina e la Corea, così come nella patria dell’induismo, la coesione dei nuclei parentali è straordinaria. Il rispetto degli anziani e dell’autorità dei genitori è un tratto distintivo del pensiero di Confucio; più in generale caratterizza tutte le nazioni asiatiche, anche se sono a maggioranza induiste, buddiste o atee. I genitori di quei paesi a loro volta sono capaci di affrontare sacrifici durissimi per offrire ai figli un buon livello d’istruzione. La famiglia è sacra, da Mumbai a Shanghai. Per garantire ai giovani un futuro migliore i papà e le mamme cinesi e indiani sono pronti a tutto. A tutto, ma non a screditare i professori.

L’indulgenza scolastica non è di casa da quelle parti, la meritocrazia è un principio indiscusso. La selezione negli studi è spietata e nessuno la mette in discussione, men che meno le famiglie. I genitori sono esigenti sul rendimento scolastico dei ragazzi e il professore è una figura rispettata, severa, quasi sacrale. Chi ha messo piede in un’aula di scuola media, di liceo o di università in Asia sa che in quei luoghi regnano la disciplina, il rigore, il rispetto dell’autorità, la venerazione del sapere. Non perché gli insegnanti cinesi o indiani siano tutti premi Nobel, ma perché tutti sono d’accordo che il sistema funziona solo rispettando quelle regole. Se i genitori di Pechino o di New Delhi cominciassero a dare ragione ai figli contro i docenti, a invocare promozioni facili per tutti, il progresso economico, scientifico e tecnologico dell’Asia si fermerebbe molto presto. Nel tacito accordo che unisce genitori e insegnanti, in quella vasta area di tre miliardi di persone in corsa verso il benessere, c’è una lezione preziosa per noi.

Da: DE BENEDETTI C., RAMPINI F., Centomila punture di spillo, Milano, 2008