In Hungry Planet, Peter Menzel e Faith D’Aluisio presentano uno studio fotografico di famiglie provenienti da tutto il mondo, rivelando ciò che la gente mangia nel corso di una settimana.
Ogni profilo include una descrizione dettagliata degli acquisti di prodotti alimentari settimanali, fotografie della famiglia a casa, sul mercato, e nelle loro comunità, e un ritratto di tutta la famiglia, circondata da i generi alimentari consumati in una settimana.
Per assemblare questo notevole confronto, Menzel e D’Aluisio hanno viaggiato in ventiquattro paesi, visitato trenta famiglie dal Bhutan alla Bosnia, dal Messico alla Mongolia.
Un’indagine capillare e consapevole sul consumo alimentare e sulla disparità della sua distribuzione nel mondo, in un’epoca di grande cambiamento.
Il libro, autoprodotto dagli autori, accanto alle immagini propone interviste, ricette, statistiche ed informazioni dettagliate e curiose sulle diverse abitudini alimentari nel nostro pianeta; un po’ atlante, un po’ libro di cucina, un po’ diario di viaggio; tutto il necessario per restituire il sapore ed il colore delle tavole di ogni parte del mondo.
Le tavole occidentali imbandite di junk food stridono accostate a quelle più povere, dove il colore è dato dagli alimenti invece che dai mistificanti packaging ideati dagli esperti di marketing.
Se da un lato vediamo come la globalizzazione ci faccia trovare quasi su ogni tavola bibite, hamburger e cereali per colazione prodotti dalle grandi multinazionali, dall’altro non possiamo fare a meno di notare come milioni di persone in gran parte del mondo, ma soprattutto nel sud del mondo, siano costrette a sopravvivere con un sacco di riso e qualche patata, frutta, verdura e latte fresco, ma quasi mai carne o pesce.
Una famiglia di quattro persone in Germania consuma una media di 400 euro a settimana in cibo, mentre sei persone in Chad si fanno bastare una spesa di cibo di meno di un euro. In Bhutan, nella stessa settimana, vengono consumati circa 125 gr. di carne o pesce secco (e non più di due volte al mese) e 30 Kg. di riso, contro i 5 Kg. di una famiglia cinese, accompagnati però da quasi 6 Kg. di carne e pesce fresco.
Sprechi alimentari istituzionalizzati ormai inconsapevolmente assunti tra le regole del vivere quotidiano, il superfluo come status in una società sorda alle diversità, cieca ed indifferente di fronte ad ogni richiesta di equità e di rispetto dei diritti di tutti, pur nell’eterogeneità e nella globalizzazione del mondo e delle culture, sono i temi più profondi che sottendono a questa preziosa ed analitica documentazione fotografica.