In questi giorni i geografi, per professione o anche per diletto e per passione, si stanno mobilitando per manifestare dissenso nei confronti del progetto di forte riduzione dell’insegnamento della geografia tra gli insegnamenti scolastici.
Ma perché questa battaglia? «Perché meno geografia rende tutti più poveri», risponde Gino De Vecchis, docente, geografo e presidente dell’Aigg. «La formazione di un cittadino – aggiunge – passa anche dalla geografia, ossia la scienza dell’umanizzazione del pianeta terra e dei processi attivati dalle collettività nelle loro relazioni con la natura e nel corso della storia». Con la riforma Gelmini, invece, spiega De Vecchis «si penalizza una materia già tanto mortificata negli anni, privando gli studenti di conoscenze indispensabili, relativi ai grandi problemi mondiali, come quelli ambientali, socio-economici, geopolitici e culturali, legati alla globalizzazione. Con la riforma, infatti, l‘insegnamento della geografia scomparirebbe in tutti gli istituti professionali e in quasi tutti i tecnici, con un’incomprensibile eliminazione per esempio nell’indirizzo “logistica e trasporti”. Drastica, inoltre la riduzione nei licei, dove già si fanno solo due ore settimanali e solo nel primo biennio».
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